Passeggiavo su e giù per il marciapiede di una delle vie più centrali di una grande città. Era vicino a mezzogiorno ed aspettavo un amico. A un certo momento la mia attenzione fu attratta da un uomo male in arnese, scamiciato, fermo davanti alla vetrina di un ristorante di lusso. Guardava nella sala dove signori e signore eleganti, seduti ad eleganti tavolini, mangiavano elegantemente. Mi avvicinai senza parere, fingendo di guardare in un negozio vicino. Sentii che borbottava qualche cosa, e mi accorsi che rotava i pugni uno intorno all’ altro, lentamente. Ciò non prometteva nulla di buono. Infatti, mi ero allontanato appena un poco, quando si udì un colpo secco seguito da un crepitio di vetri che cadevano in pezzi. Mi volsi e ritornai sui miei passi. Dentro la sala nessuna confusione; qualcuno si era alzato, ma i più erano rimasti seduti: si capiva che era gente di razza, abituata al dominio di sé e delle proprie emozioni. Intanto una folla si addensava con un brusio di domande ansiose. L’ uomo scamiciato era rimasto immobile, e guardava dentro la sala come stupito, forse non riuscendo a spiegarsi quella calma che non si aspettava. Due guardie, non lontane, accorsero e lo arrestarono, e, quando gli misero le manette, pareva che le mettessero a una statua, tanto egli rimase inerte, passivo. Qualcuno della folla disse: - Dev’ essere un ubriaco. – Un altro aggiunse: - Si, ubriaco di fame. –
venerdì 10 agosto 2012
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