mercoledì 3 novembre 2010

Tratto da "Il taccuino perduto"


Oggi piove.
Io guardo dalla finestra di camera mia la pioggia sottile,calma,insistente,uguale,che viene giù dal cielo nebbioso.E' un passatempo come un altro quando si è in compagnia.Guardo il gocciolio dei tetti,delle piante,il tremolare delle foglie dei limoni che si abbassano e si rialzano come dei piccoli diti invisibili le toccassero,guardo i gorelli formati nella corte sterrata dagli scarichi delle docce,quei gorelli che da ragazzo mi sembravano fiumi con i loro affluenti e sui quali facevo navigare fili di paglia e gusci di noci.E paragono le mie sensazioni di allora con le mie sensazioni presenti,e cerco di risvegliare in me,in tutta la sua immediatezza,astraendo dalla mia vita intercorsa,il senso obliato delle cose naturali.Mi risovviene di un giorno che pioveva così,di primavera,e io stavo nel prato sotto il fico sanpiero masticando dei fili di acetosella;udivo il brusio lieve della pioggia sulle foglie che tremolavano,"sentivo" con loro l'aspersione tiepida e leggera come se io fossi un fresco ributto;ogni tanto una goccia mi cadeva sul naso spruzzandomi le gote,l'erba lustrava intorno stellata di margherite,veniva di là dalla siepe dei lauri,dai campi,un odore di erbe in succhio,di fiori,di fresche gemme amare;e nel cielo da una nube rotta,uscivano divergendo larghi fasci di sole irraggiati verso la terra,come in un quadro che era in camera della zia Clemenza,dove vedevo,affacciato ad una nuvola,il Signore Iddio che benediva un lungo palazzo a tre piani,il quale non era altro che l'arca di Noè galleggiante sui flutti.

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